Il
contesto scuola svolge un compito importantissimo e assai delicato, in favore
non soltanto dei bambini piccoli e meno piccoli che vengono ad esso affidati,
ma dell’intera società, con una ricaduta valutabile in termini positivi sia
nell’immediato che nel medio e lungo periodo.
Per
molto tempo il dibattito tra sostenitori e detrattori della scuola è stato
piuttosto acceso; oggi si ritiene comunemente che questa istituzione possa dare
un considerevole apporto allo sviluppo dei bimbi piccoli e meno piccoli, nel
momento in cui vengano predisposte le condizioni atte a far sì che l’ambiente
educativo realizzato sia davvero rispondente ai bisogni dei bambini.
Per
ottenere questo risultato occorre rispettare alcuni principi di carattere
generale; ad esempio è necessario salvaguardare la stabilità delle figure
adulte che sono a contatto con il bambino, affinché il bambino stesso possa
individuare, tra esse, la figura di riferimento, intrecciando con essa un
rapporto profondo e intenso; è poi indispensabile stabilire un clima sociale
positivo, affinché il bambino acquisisca fiducia in se stesso e negli altri;
inoltre è importante caratterizzare l’ambiente in modo da renderlo, per un
verso, sensorialmente e culturalmente vivace, allo scopo di stimolare i
bambini, ma d’altra parte è necessario renderlo anche piacevole e abbastanza
rilassante, per non ingenerare nei bambini super-affaticamento e stress.
Se
poi proseguiamo la riflessione e ci domandiamo quali debbano essere gli
obiettivi fondamentali dell’azione educativa rivolta ai bambini piccoli e meno
piccoli, possiamo sicuramente sostenere che:
1)
è necessario che il bambino si sappia orientare nella realtà che lo circonda,
ordinando le sue percezioni in un quadro preciso e distinto;
2)
è irrinunciabile che il bambino conosca e sappia usare il suo corpo nello
spazio e nella relazione con le persone;
3)
è importante che il bambino sappia articolare un ragionamento, distinguendo tra
premesse e conclusioni, e sappia verificare se una certa conclusione sia
davvero determinata dalle premesse evidenziate;
4)
è indispensabile che il bambino conosca e riconosca le regole su cui si fonda
la società in cui vive, ma sappia anche che ogni regola è originata da una convenzione e può pertanto essere
modificata;
5)
è fondamentale che il bambino stia bene con se stesso e con gli altri, sia
capace di autonomia e creatività e nel contempo sia disposto alla
socializzazione e alla collaborazione.
E’
chiaro che tutti gli educatori devono operare sinergicamente per raggiungere
questi traguardi, ma è importante anche chiedersi se, e in quale misura,
ciascun ambito possa, con la propria specificità, contribuire al risultato
comune.
Interroghiamoci
allora brevemente se i suoni e la musica, utilizzati con funzione educativa,
possano contribuire al raggiungimento di questi traguardi.
1)
La dimestichezza con i suoni e i materiali che li producono favorisce
l’acquisizione di alcune importanti capacità percettive: le capacità visive
(pensiamo ai giocattoli sonori, in cui le parti che producono i suoni rumori
sono molto caratterizzate quanto a forma e colore) e ovviamente le capacità
uditive (anche un bimbo molto piccolo è in grado di distinguere l’intensità di
un rumore, sa riconoscere il timbro della voce di una persona conosciuta, e
così via: abbiamo dunque la prova che anche in tenerissima età i bambini sanno
riconoscere le principali caratteristiche dei suoni). Inoltre familiarizzare
con i suoni e la musica stimolerà il bambino ad acquisire la capacità di
organizzare l’esperienza secondo le categorie spazio-temporali, incoraggiandolo
a identificare, nei suoni, non soltanto l’altezza, l’intensità e il timbro, ma
anche la durata (si presenta la nozione di tempo) e la provenienza (prime intuizioni
relative allo spazio).
2)
Le attività dei giochi sonori, le canzoncine accompagnate da esercizi di
psicomotricità e simili affinano nel bambino la capacità di operare
discriminazioni somatognosiche e tattili; inoltre le attività di animazione e
drammatizzazione, svolgendosi essenzialmente con movimenti del corpo, delle
dita, delle mani, delle braccia, contribuiscono alla strutturazione
dell’immagine corporea e al miglioramento della coordinazione (ad esempio tra
l’occhio e la mano, tra una mano e l’altra, tra mani e piedi, ecc.).
3)
Le attività con materiali sonori si prestano ottimamente a sviluppare nel
bambino il riconoscimento che da una certa premessa (ad esempio un determinato
gesto su un giocattolo sonoro) discende necessariamente una precisa conclusione
(nell’esempio precedente: la realizzazione di un particolare suono o rumore) e
promuovono pertanto lo sviluppo logico del bambino.
4)
Le attività di musica d’insieme, come ad esempio il cantare in coro delle
canzoncine, si basano sul riconoscimento e sul rispetto di determinate regole
(le parole da pronunciare, l’alternarsi di suoni e silenzi, e così via) che,
come tutte le regole, possono però essere poste in discussione ed eventualmente
modificate, poiché sono originate da una convenzione.
5)
La musica può contribuire validamente alla creazione di un clima positivo
nell’ambiente educativo, sia preparando e sottolineando i momenti di relax
necessari per ristorare le energie bruciate nel corso delle varie attività, sia
caratterizzando i momenti sensorialmente e culturalmente più vivaci.
L’induzione di uno stato di quiete può essere favorita abbinando l’ascolto di
una musica appropriata ad alcuni movimenti di massaggio praticati
dall’educatore a turno a ciascun bambino: le percezioni tattili e cinestesiche
favoriranno il rilassamento fisico e psicologico dei bambini, il che è
particolarmente indicato dopo un’attività intensa o per prepararsi gradualmente
al riposo. Allo stesso modo è appropriato far ascoltare una musica vivace, che
induca all’azione, quando si desidera stimolare i bambini ad intraprendere
un’attività impegnativa, che richiede un notevole dispendio di energie.
In
precedenza abbiamo ricordato come, precisando le sue percezioni, il bambino
possa orientarsi sempre meglio nella realtà che lo circonda; ora menzioniamo il
valido apporto culturale che può essere dato dal cantare, ad esempio, dei
motivi popolari "sommersi" dalla cultura dominante.
Inoltre
la musica, essendo uno dei famosi linguaggi non-verbali, stimola l’espressione
e la comunicazione e contribuisce perciò a far sì che il bambino stia bene con
se stesso e con gli altri: come ogni attività artistica stimola l’autonomia e
la creatività ma nel contempo si avvantaggia della cooperazione (pensiamo ai
giochi musicali d’insieme, al cantare in coro, all’animazione e alla
drammatizzazione di gruppo) e incoraggia dunque alla socializzazione e alla
collaborazione.
Possiamo
concludere dunque che far familiarizzare i bambini con i suoni e la musica può
contribuire validamente allo sviluppo globale dei bambini stessi, promuovendo
la formazione non soltanto del gusto e della sensibilità estetica, ma anche la
formazione logica, l’acquisizione delle coordinate spazio-temporali, la
strutturazione dell’immagine corporea e della coordinazione motoria.
La
musica, mediante la realizzazione di attività di gruppo, può contribuire alla
socializzazione del bambino, favorendo il consolidarsi di nuovi rapporti
sociali che integrino e arricchiscano il ristretto numero di rapporti che è
proprio della famiglia nucleare moderna.
dott. Adelchi Berlucchi
Psicologo- Psicoterapeuta
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