L’enigma psicologico del
politico
Tra
i numerosi temi al crocevia tra psicologia e scienza politica quello della
personalità dei leader rimane uno dei più suggestivi e aperti alla
confutazione. Quali sono le determinanti personali che predispongono ad assumersi
responsabilità ed incarichi di governo? Quali sono le virtù del politico? Il
coraggio? L’altruismo? La determinazione? La moderazione? Le risposte variano,
sia in ragione della prospettiva assunta, che può essere quella
dell’avversario, del filosofo, del suddito o dell’elettore, sia in relazione ai
fini che si prospettano all’azione politica e ai mezzi che si pensa siano
legittimi per conseguirli.
Una
ricerca di qualche anno fa ha avuto modo di sottolineare lo stretto legame che
esiste fra le caratteristiche di personalità dell’elettore e il suo
comportamento di voto. Indipendentemente dall’orientamento politico, gli
elettori tendono infatti a valutare i leader secondo due tratti essenziali:
energia e amicalità, cioè capacità d’iniziativa e capacità d’ispirare fiducia.
In
un ambito quale quello politico così complesso e denso d’informazioni sembra
quasi inevitabile che la gente ricorra a questa sorta di “scorciatoia
conoscitiva”. I tratti di personalità servono a semplificare le cose perché: a)
riducono all’essenziale quel che c’è da sapere di un candidato (energia e
amicalità, perché badare ad altro?); b) accentuano gli elementi di consonanza
(si aderisce al candidato più simile a sé); c) promettono una sorta di
stabilità nel tempo (se uno è in un certo modo prima delle elezioni, lo sarà
anche dopo, visto che i tratti non cambiano da un giorno all’altro).
L’importanza
del tratto di personalità “energia”, soprattutto a motivo dei suoi correlati al
dominio, l’iniziativa e la leadership,
emerge da diverse ricerche e ciò pare ovvio per una professione che prevede
grandi capacità di lavoro e di resistenza. Ed è altrettanto ovvio che emerga
l’importanza dell’amicalità, sia perché quello del politico “cinico e
spregiudicato” è un fantasma che si aggira sempre più nell’elettorato e che chi
ambisce al potere deve esorcizzare in ogni modo, sia perché mai come oggi, per
la complessità della materia politica, è soprattutto la possibilità di fidarsi
di qualcuno che permette alla gente di partecipare, delegando il controllo su
programmi e attività.
Così,
se nel corso di questi ultimi anni la ricerca ha detto abbastanza dell’elettore
e dei suoi meccanismi inconsci di scelta elettorale, non si è potuto fare lo
stesso per il politico perché per far luce su queste ed altre questioni
bisognerebbe disporre di autovalutazioni sincere da parte dei politici.
Bisognerebbe conoscere le motivazioni che ispirano le loro condotte, che
sostengono le loro esperienze, aspirazioni e valutazioni.
Ci
domandiamo spesso quali possano essere i motivi che giustificano la fatica e i
costi dell’impegno politico e dubitiamo che qualcuno possa governare senza una
qualche motivazione al …Potere. Spesso abbiamo ragione di diffidare di quelli
che dichiarano di servire lo Stato per spirito di servizio,ci domandiamo anche
quali possano essere le capacità che spianano la strada al successo nella
politica e non abbiamo difficoltà a convenire che sempre di più è importante
persuadere, negoziare, motivare anche perché l’attività di governo non può andare
disgiunta dalla competizione con gli avversari a dal consenso con i seguaci. Ma
le abilità che portano al successo variano significativamente in ragione delle
opportunità, dei problemi e delle sfide che si prospettano.
La
persona che si relaziona allo psicologo deve aprirsi a sincere confidenze, ma
quelle dei politici sono spesso interessate ed orientate a sottolineare i
successi piuttosto che a mettere a nudo le caratteristiche di personalità che
effettivamente hanno ispirato le loro azioni. Sarebbe invece utile poter
disporre anche per i politici, come normalmente avviene in ambito clinico, di
gruppi sufficientemente ampi e diversificati, di misure affidabili e confronti
continui atti ad accertare ai diversi livelli dell’impegno politico e nei diversi
contesti sociali e culturali, quali sono le condotte, le credenze e le
aspirazioni che maggiormente si associano non solo al successo dei leader, ma
anche alla buona amministrazione, all’allargamento della partecipazione e del
consenso dei cittadini.
In
alcuni e sporadici casi ci si è provato a far luce su “l’enigma del politico”,
solo uno sparuto 10% dei politici italiani si sono attenuti all’indagine, ne è
risultato che le caratteristiche di personalità di energia e amicalità sono più
presenti nei politici che in altre figure professionali, questo
indipendentemente dall’essere di centrodestra o centrosinistra. Ma in quanto
psicologi difficilmente veniamo raggirati ed ecco che esistono delle variabili
di controllo sull’attendibilità delle risposte ai test che indicano nei
politici un’altissima predisposizione ad un fattore : fornire una descrizione
di sé il più possibile desiderabile dal giudizio degli altri. Questo indica che
il politico da più valore al “come mi presento” e non al “come sono io”, c’è nell’animo
dell’uomo politico la prevalenza dell’Apparire sull’Essere.
Quale
conclusione dare dunque all’enigma ? Pensiamo che in una fase attuale, in cui i
programmi politici appaiono o troppo simili l’un l’altro o troppo complessi per
essere compresi a pieno ( si sa che i programmi politici vengono stilati per
essere criticati, quelli elettorali invece sono potenzialmente confutabili e
opinabili), in cui le ideologie non affascinano più e le appartenenze si
indeboliscono, la dimensione personale irrompe nella sfera del sociale e le
caratteristiche di personalità che riconosciamo in noi e fuori di noi possono
servire da collanti e garanti anche dei
nostri
legami politici. Qual è allora il miglior politico se non quello che ha le
qualità che riteniamo importanti, che è simile a noi e che riflette i nostri
stessi valori ? A domanda di ampio respiro una risposta da voi di ampio
respiro.
Dott.
Davide Cinotti
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