giovedì 27 giugno 2013

L'enigma psicologico del politico

L’enigma psicologico del politico



Tra i numerosi temi al crocevia tra psicologia e scienza politica quello della personalità dei leader rimane uno dei più suggestivi e aperti alla confutazione. Quali sono le determinanti personali che predispongono ad assumersi responsabilità ed incarichi di governo? Quali sono le virtù del politico? Il coraggio? L’altruismo? La determinazione? La moderazione? Le risposte variano, sia in ragione della prospettiva assunta, che può essere quella dell’avversario, del filosofo, del suddito o dell’elettore, sia in relazione ai fini che si prospettano all’azione politica e ai mezzi che si pensa siano legittimi per conseguirli.
Una ricerca di qualche anno fa ha avuto modo di sottolineare lo stretto legame che esiste fra le caratteristiche di personalità dell’elettore e il suo comportamento di voto. Indipendentemente dall’orientamento politico, gli elettori tendono infatti a valutare i leader secondo due tratti essenziali: energia e amicalità, cioè capacità d’iniziativa e capacità d’ispirare fiducia.
In un ambito quale quello politico così complesso e denso d’informazioni sembra quasi inevitabile che la gente ricorra a questa sorta di “scorciatoia conoscitiva”. I tratti di personalità servono a semplificare le cose perché: a) riducono all’essenziale quel che c’è da sapere di un candidato (energia e amicalità, perché badare ad altro?); b) accentuano gli elementi di consonanza (si aderisce al candidato più simile a sé); c) promettono una sorta di stabilità nel tempo (se uno è in un certo modo prima delle elezioni, lo sarà anche dopo, visto che i tratti non cambiano da un giorno all’altro).
L’importanza del tratto di personalità “energia”, soprattutto a motivo dei suoi correlati al dominio, l’iniziativa  e la leadership, emerge da diverse ricerche e ciò pare ovvio per una professione che prevede grandi capacità di lavoro e di resistenza. Ed è altrettanto ovvio che emerga l’importanza dell’amicalità, sia perché quello del politico “cinico e spregiudicato” è un fantasma che si aggira sempre più nell’elettorato e che chi ambisce al potere deve esorcizzare in ogni modo, sia perché mai come oggi, per la complessità della materia politica, è soprattutto la possibilità di fidarsi di qualcuno che permette alla gente di partecipare, delegando il controllo su programmi e attività.
Così, se nel corso di questi ultimi anni la ricerca ha detto abbastanza dell’elettore e dei suoi meccanismi inconsci di scelta elettorale, non si è potuto fare lo stesso per il politico perché per far luce su queste ed altre questioni bisognerebbe disporre di autovalutazioni sincere da parte dei politici. Bisognerebbe conoscere le motivazioni che ispirano le loro condotte, che sostengono le loro esperienze, aspirazioni e valutazioni.






Ci domandiamo spesso quali possano essere i motivi che giustificano la fatica e i costi dell’impegno politico e dubitiamo che qualcuno possa governare senza una qualche motivazione al …Potere. Spesso abbiamo ragione di diffidare di quelli che dichiarano di servire lo Stato per spirito di servizio,ci domandiamo anche quali possano essere le capacità che spianano la strada al successo nella politica e non abbiamo difficoltà a convenire che sempre di più è importante persuadere, negoziare, motivare anche perché l’attività di governo non può andare disgiunta dalla competizione con gli avversari a dal consenso con i seguaci. Ma le abilità che portano al successo variano significativamente in ragione delle opportunità, dei problemi e delle sfide che si prospettano.
La persona che si relaziona allo psicologo deve aprirsi a sincere confidenze, ma quelle dei politici sono spesso interessate ed orientate a sottolineare i successi piuttosto che a mettere a nudo le caratteristiche di personalità che effettivamente hanno ispirato le loro azioni. Sarebbe invece utile poter disporre anche per i politici, come normalmente avviene in ambito clinico, di gruppi sufficientemente ampi e diversificati, di misure affidabili e confronti continui atti ad accertare ai diversi livelli dell’impegno politico e nei diversi contesti sociali e culturali, quali sono le condotte, le credenze e le aspirazioni che maggiormente si associano non solo al successo dei leader, ma anche alla buona amministrazione, all’allargamento della partecipazione e del consenso dei cittadini.
In alcuni e sporadici casi ci si è provato a far luce su “l’enigma del politico”, solo uno sparuto 10% dei politici italiani si sono attenuti all’indagine, ne è risultato che le caratteristiche di personalità di energia e amicalità sono più presenti nei politici che in altre figure professionali, questo indipendentemente dall’essere di centrodestra o centrosinistra. Ma in quanto psicologi difficilmente veniamo raggirati ed ecco che esistono delle variabili di controllo sull’attendibilità delle risposte ai test che indicano nei politici un’altissima predisposizione ad un fattore : fornire una descrizione di sé il più possibile desiderabile dal giudizio degli altri. Questo indica che il politico da più valore al “come mi presento” e non al “come sono io”, c’è nell’animo dell’uomo politico la prevalenza dell’Apparire sull’Essere.
Quale conclusione dare dunque all’enigma ? Pensiamo che in una fase attuale, in cui i programmi politici appaiono o troppo simili l’un l’altro o troppo complessi per essere compresi a pieno ( si sa che i programmi politici vengono stilati per essere criticati, quelli elettorali invece sono potenzialmente confutabili e opinabili), in cui le ideologie non affascinano più e le appartenenze si indeboliscono, la dimensione personale irrompe nella sfera del sociale e le caratteristiche di personalità che riconosciamo in noi e fuori di noi possono servire da collanti e garanti anche dei




nostri legami politici. Qual è allora il miglior politico se non quello che ha le qualità che riteniamo importanti, che è simile a noi e che riflette i nostri stessi valori ? A domanda di ampio respiro una risposta da voi di ampio respiro.


Dott. Davide Cinotti








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